Francia – Nuova legge contro l’ultra fast-fashion

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La legge contro l’ultra fast-fashion è stata concepita per fronteggiare la crescente preoccupazione riguardante l’impatto ambientale, economico e sulla salute provocato dall’inondazione del mercato con tessuti e accessori di moda da parte di giganti come SHEIN, TEMU, PRIMARK e altri. Queste aziende, spesso trascurando le conseguenze delle loro pratiche, hanno contribuito significativamente all’incremento delle emissioni di gas serra attribuite all’industria tessile, che ora si stima essere responsabile per circa l’8% del totale globale.

In un contesto dove la produzione globale di abbigliamento ha visto un raddoppio in soli 14 anni e la durata di vita degli indumenti si è ridotta di un terzo, il marchio SHEIN ha registrato una crescita esponenziale del 100% tra il 2021 e il 2022, evidenziando ulteriormente la problematica del fast fashion che domina il mercato francese, nonostante in alcuni settori si stia vivendo una rinascita dell’artigianalità e del design made in France.

La risposta delle autorità francesi si è concretizzata nel disegno di legge n. 2129, volto a ridurre l’impatto ambientale dell’industria tessile, proposto da un deputato del Governo e adottato all’unanimità dall’Assemblea Nazionale il 14 marzo 2024, che nelle prossime settimane verrà esaminato dal Senato con una procedura accelerata, prima della definitiva adozione.

Questa normativa si propone di sensibilizzare i consumatori sull’importanza della sobrietà e della sostenibilità nell’industria della moda, promuovendo pratiche di riutilizzo, riparazione, e riciclaggio, e introducendo penalizzazioni per i produttori che non rispettano determinati standard ecologici.

Di seguito le misure principali.

1. Definizione legale di fast-fashion e obblighi informativi

Viene istituita una definizione legale di fast-fashion, identificato come la pratica di “messa a disposizione o distribuzione di un gran numero di riferimenti a nuovi prodotti (…) anche attraverso un fornitore di mercato online” e gli operatori di questo settore hanno l’obbligo di “visualizzare sulle loro piattaforme di vendita online messaggi che incoraggino la sobrietà, il riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio dei prodotti e che sensibilizzino sul loro impatto ambientale. Il messaggio deve essere visualizzato in modo chiaro, leggibile e comprensibile su qualsiasi formato utilizzato, in prossimità del prezzo. Il contenuto dei messaggi è definito per decreto.”

Questa norma disciplina tutte le vendite online (anche su piattaforme) mentre non include le piattaforme per la rivendita di prodotti invenduti.

La violazione di questa disposizione comporta sanzioni amministrative fino a 3.000 € per le persone fisiche e 15.000 € per le persone giuridiche.

2. Limiti alla pubblicità (anche tramite influencer)

Il disegno di legge vieta la pubblicità dei prodotti di fast fashion, anche tramite influencer, al fine di ridurre la promozione di pratiche insostenibili nell’industria della moda, incentivando così un cambiamento nei modelli di consumo.

In caso di adozione definitiva, questa disposizione entrerà in vigore a partire dal 1o gennaio 2025.

La violazione di questa disposizione comporta sanzioni amministrative fino a 20.000 € per le persone fisiche e 100.000 € per le persone giuridiche, e fino al raddoppio in caso di recidiva.

3. Altri obblighi e sistema di disincentivi

La legge riguarda tutti i produttori (industriali, fabbricanti, grossisti, importatori), distributori e rivenditori francesi al pubblico e prevede anche altri obblighi, come: l’adesione a un’organizzazione ecologica (Refashion), il pagamento di un eco-contributo, l’etichettatura conforme e l’obbligo di esporre i risultati della valutazione dell’impatto ambientale del prodotto, che può portare ad una sanzione o all’ottenimento di un bonus.

Etichettatura e sull’eco-contributo CTA

La legge AGEC prevede attualmente una sanzione massima del 20% del prezzo di vendita del prodotto, IVA esclusa, se questo presenta caratteristiche ambientali scadenti. Considerati i prezzi a cui i prodotti fast-fashion sono venduti ai consumatori, l’impatto sui produttori è minimo (ad esempio, una maglietta da 4 euro), pertanto ora la proposta è quella di innalzare questa sanzione a un massimo del 50% del prezzo di vendita del prodotto.

Questa sanzione sarà determinata in base all’obbligo di mostrare l’analisi dell’impatto ambientale del prodotto. Le sanzioni saranno quindi fisse (e non in percentuale sul prezzo del prodotto), sotto forma di un malus progressivo fino al 2030:

  • 5 euro per ogni prodotto immesso sul mercato nel 2025
  • 6 euro per ogni prodotto immesso sul mercato nel 2026
  • 7 euro per ogni prodotto immesso sul mercato nel 2027
  • 8 euro per ogni prodotto immesso sul mercato nel 2028
  • 9 euro per ogni prodotto immesso sul mercato nel 2029
  • 10 euro per ogni prodotto immesso sul mercato nel 2030

Con un limite massimo fissato al 50% del prezzo di vendita.

Questo incremento avrà un impatto sul produttore un anno dopo, quando questi dichiarerà e verserà l’eco-contributo a Refashion e si applica esclusivamente ai produttori di prodotti di fast fashion. I fondi raccolti verranno utilizzati dagli organismi ecologici per finanziare infrastrutture di raccolta e riciclo in paesi al di fuori dell’Unione Europea.

Le società straniere sono soggette a questi obblighi?

Sì, se l’azienda ha sede legale all’estero, ma effettua vendite in Francia, sarà soggetta alle stesse obbligazioni e sanzioni previste dalla legislazione francese, secondo il principio del “produttore esteso”, stabilito dall’articolo L541-10 del codice dell’ambiente francese.

Le società straniere dovranno nominare un rappresentante in Francia a tal fine e non potranno in alcun modo aggirare gli obblighi e le sanzioni stabilite dalla normativa in oggetto.

A cosa prestare attenzione, adesso?

Il Senato sta attualmente esaminando il testo legislativo.

Parallelamente, il governo francese sta pianificando due iniziative aggiuntive: primo, avviare una campagna comunicativa per valorizzare il settore tessile francese e combattere l’ultra fast-fashion; secondo, proporre la creazione di una coalizione internazionale con l’obiettivo di vietare l’esportazione di rifiuti tessili verso i paesi incapaci di gestirli in maniera sostenibile, in linea con le disposizioni della Convenzione di Basilea. è attualmente all’esame del Senato.

Inoltre, è prevista la pubblicazione di un decreto che stabilirà i livelli di produzione, definendo così i produttori interessati da queste misure. Chiaramente questo decreto avrà un impatto estremamente rilevante, perché a seconda dei limiti individuati (si sta discutendo se individuare un limite giornaliero o annuale minimo di capi di abbigliamento) definirà il perimetro di applicazione della norma.

Marika Devaux
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