I Mezzi Adeguati di Risoluzione delle Controversie in Via Non Giurisdizionale: Un Nuovo Paradigma per la Giustizia Spagnola

5 Giugno 2025

  • Spagna
  • Contenzioso
  • Mediazione

Introduzione: Un cambio di paradigma nella risoluzione dei conflitti

L’approvazione della Legge Organica 1/2025, del 2 gennaio, sulle misure per l’efficienza del Servizio Pubblico della Giustizia, segna un punto di svolta nel sistema giudiziario spagnolo. Questa normativa non si limita a introdurre modifiche procedurali, ma riflette una trasformazione profonda nella concezione stessa della giustizia. Il legislatore ha puntato con decisione sul rafforzamento delle vie alternative al contenzioso giudiziario, rendendo la negoziazione preventiva un elemento centrale del sistema.

La congestione dei tribunali, i costi associati ai procedimenti giudiziari e la ricerca di soluzioni più soddisfacenti per le parti hanno spinto verso una riforma che pone i cosiddetti “mezzi adeguati di risoluzione delle controversie in via non giurisdizionale” come pilastro di un nuovo modello di giustizia, orientato al dialogo e all’accordo. 

La filosofia alla base dei mezzi alternativi di risoluzione delle controversie

Oltre alla decongestione dei tribunali, questa riforma risponde a una visione secondo cui non tutti i conflitti richiedono necessariamente una risposta giudiziaria. I mezzi alternativi partono dal presupposto che molti conflitti possono essere risolti in modo più soddisfacente, duraturo e personalizzato quando sono le stesse parti a partecipare attivamente alla costruzione della soluzione.

La Legge Organica 1/2025 definisce questi mezzi come “qualsiasi tipo di attività negoziale, riconosciuta dalla presente o da altre leggi, statali o regionali, alla quale le parti di un conflitto ricorrono in buona fede con l’obiettivo di trovare una soluzione extragiudiziale, sia autonomamente sia con l’intervento di una persona terza e neutrale”. Una definizione ampia e flessibile, pensata per abbracciare diversi modelli di negoziazione che hanno come denominatore comune il protagonismo delle parti.

Un ventaglio di possibilità: Diversità di meccanismi per conflitti diversi

Uno degli aspetti più rilevanti della nuova normativa è l’assenza di un modello unico di risoluzione alternativa. Il legislatore riconosce la pluralità delle situazioni e la necessità di strumenti differenziati, adattabili a ogni singolo caso.

La mediazione, già disciplinata dalla Legge 5/2012, resta centrale. Tuttavia, a essa si aggiungono altri strumenti: la conciliazione in varie forme (notarile, catastale, davanti al letrado de la Administración de Justicia o al giudice), il parere di esperti indipendenti, l’offerta vincolante confidenziale e l’innovativo processo di diritto collaborativo.

Questa pluralità riflette la complessità delle relazioni giuridiche contemporanee. Risolvere una lite condominiale non è come risolvere una controversia societaria, e il legislatore ha giustamente evitato soluzioni “taglia unica”.

L’obbligatorietà come elemento controverso: Il requisito di procedibilità

L’aspetto più innovativo — e anche il più dibattuto — della nuova normativa è l’introduzione dell’obbligo di tentare uno di questi mezzi prima di avviare un procedimento giudiziario in determinati ambiti. Si tratta di un salto qualitativo rispetto alla normativa precedente, che lasciava alla volontarietà l’adozione di tali strumenti.

Con l’entrata in vigore della Legge Organica 1/2025, lo scorso 3 aprile 2025, l’atto introduttivo del giudizio civile non sarà ammissibile se non viene dimostrato che è stato previamente esperito uno dei mezzi alternativi di risoluzione delle controversie riconosciuti. Inoltre, è necessario provare la coincidenza tra l’oggetto della negoziazione preventiva e quello del contenzioso.

La questione ha suscitato opinioni divergenti. I sostenitori dell’obbligatorietà ritengono che sia essenziale per promuovere un cambiamento culturale in una società tradizionalmente litigiosa. I detrattori temono che si trasformi in un adempimento meramente formale, svuotando il senso della riforma.

Il legislatore ha cercato un equilibrio, escludendo da tale obbligo le materie più sensibili o che richiedono una risposta giudiziaria urgente, come la tutela dei diritti fondamentali, le misure di protezione dei minori o le misure cautelari.

Principi fondamentali: Autonomia e riservatezza

L’efficacia dei mezzi alternativi si basa su due principi chiave: l’autonomia delle parti e la riservatezza del procedimento.

Il principio di autonomia privata riconosce che sono le parti stesse a conoscere meglio i propri interessi e a potersi accordare su soluzioni adatte alle loro esigenze. La legge consente loro di negoziare liberamente, nel rispetto della legge, della buona fede e dell’ordine pubblico.

La riservatezza è altrettanto centrale. Serve a creare un clima di fiducia che consenta alle parti di esprimersi liberamente. Le informazioni e i documenti condivisi nel corso della negoziazione devono rimanere riservati, salvo eccezioni tassative (come il consenso espresso delle parti o l’obbligo derivante da un procedimento penale).

Questo dovere riguarda tutte le persone coinvolte: le parti, i loro avvocati e l’eventuale terzo neutrale. L’obiettivo è che quanto detto o proposto durante la negoziazione non sia poi utilizzabile in sede giudiziale, favorendo così un dialogo sincero e costruttivo.

Il procedimento negoziale: Aspetti procedurali rilevanti

La disciplina degli aspetti procedurali riflette la volontà del legislatore di coniugare flessibilità con garanzie minime.

L’iniziativa può partire da una delle parti, da entrambe o da un rinvio del giudice. Si riconosce quindi sia l’autonomia negoziale sia il ruolo attivo della giurisdizione nel promuovere queste vie.

L’assistenza legale non è obbligatoria, salvo nei casi di offerte vincolanti (con eccezioni per controversie di modesta entità). Questo per facilitare l’accesso agli strumenti, pur sapendo che in molti casi sarà comunque opportuno farsi assistere da un professionista.

Un aspetto importante è l’effetto della richiesta di negoziazione sui termini di prescrizione e decadenza. La richiesta interrompe la prescrizione o sospende la decadenza dal momento della comunicazione all’altra parte, evitando così che il tentativo amichevole penalizzi chi lo promuove.

Si privilegia la forma in presenza, ma si consente l’uso di mezzi telematici in caso di accordo tra le parti o per controversie inferiori ai 600 euro. Una scelta coerente con la crescente digitalizzazione delle relazioni giuridiche.

Modalità specifiche: Meccanismi innovativi per esigenze concrete

Tra le modalità previste, meritano attenzione alcune particolarmente innovative.

La conciliazione privata prevede l’intervento di una persona con competenze tecniche o giuridiche sul tema della controversia. Deve essere iscritta a un ordine professionale o a un registro di mediatori, e operare con imparzialità e riservatezza. È uno strumento adatto a controversie tecniche.

L’offerta vincolante confidenziale è utile in contesti economici. Una parte formula un’offerta che diventa vincolante se accettata. La legge richiede che siano documentati l’identità dell’offerente, l’avvenuta ricezione e il contenuto preciso. Può facilitare l’accordo dove l’ostacolo è l’ammontare economico.

Il parere di un esperto indipendente consiste nell’affidare una perizia tecnica a un esperto. Non ha valore vincolante, ma può chiarire aspetti tecnici e aiutare il dialogo. Se le parti accettano il parere, esso diventa l’accordo. Se lo rifiutano, il requisito di procedibilità si considera comunque soddisfatto.

Il processo di diritto collaborativo è forse la novità più audace. Si tratta di una negoziazione strutturata in cui le parti, assistite dai rispettivi avvocati, collaborano per trovare una soluzione condivisa, eventualmente con il supporto di altri professionisti (psicologi, economisti, ecc.). Al termine si redige un verbale con i partecipanti, le sessioni e gli accordi raggiunti.

La sfida dell’attuazione: dalla norma alla realtà

Il successo della riforma dipenderà in larga misura dalle modalità della sua attuazione. Non è sufficiente imporre un tentativo obbligatorio di composizione: è necessario che esso sia effettivo e non un mero adempimento formale.

A tal fine, la legge richiede che la negoziazione sia “reale e credibile, non fittizia”. Sono previsti requisiti documentali differenti a seconda che vi sia o meno l’intervento di un terzo neutrale, ma in ogni caso è necessaria una dichiarazione responsabile che attesti la buona fede delle parti.

La normativa stabilisce inoltre i criteri per considerare concluso il procedimento, sia in caso di esito positivo che negativo. Qualora venga raggiunto un accordo, questo deve essere formalizzato indicando l’identità delle parti, degli eventuali avvocati e del terzo, il luogo, la data e le obbligazioni assunte da ciascuno.

La possibilità di stipulare l’accordo mediante atto pubblico con efficacia di titolo esecutivo ne rafforza il valore giuridico e ne agevola l’esecuzione, evitando che l’inadempimento delle obbligazioni pattuite imponga l’avvio di un giudizio dichiarativo.

Uno scenario da esplorare: Prospettive e sfide

La Legge Organica 1/2025 rappresenta un punto di svolta nella visione della giustizia in Spagna, avvicinandola ai modelli già consolidati in paesi come Stati Uniti, Canada o i paesi nordici.

Tuttavia, ogni sistema giuridico ha le sue peculiarità. Il successo degli strumenti ADR non dipenderà solo dalla normativa, ma anche da fattori culturali, sociologici e organizzativi. La tendenza alla litigiosità, la scarsa cultura della negoziazione e la formazione non sempre adeguata dei professionisti sono ostacoli da superare.

L’obbligatorietà può servire da impulso iniziale, ma il vero obiettivo è che questi strumenti si affermino per i risultati che producono, non perché imposti dalla legge.

Conclusione: Tra speranza e cautela

La nuova normativa sui mezzi adeguati di risoluzione delle controversie in via non giurisdizionale si inserisce in una chiara tendenza internazionale volta a rafforzare le alternative al contenzioso giudiziario. Una tendenza motivata da ragioni pratiche — riduzione dei costi, alleggerimento dei tribunali — ma anche da una filosofia che valorizza il ruolo attivo delle parti.

La Spagna si unisce così a un movimento globale che ha già dimostrato risultati positivi. Tuttavia, solo il tempo dirà se la scelta normativa — soprattutto l’obbligo come requisito di procedibilità — sarà stata la più efficace.

Il successo della riforma dipenderà anche dalla formazione degli operatori, dalla sensibilizzazione dei cittadini e dalla capacità del sistema di misurare i risultati e adattarsi.

In definitiva, ci troviamo di fronte a una riforma ambiziosa e necessaria, che apre un orizzonte promettente ma dovrà affrontare sfide concrete per consolidarsi come un vero cambio di paradigma nella giustizia spagnola. Il suo successo non si misurerà nel numero di tentativi, ma nella qualità degli accordi raggiunti e nella soddisfazione di cittadini che si sentiranno parte attiva di un sistema più efficiente, partecipativo e vicino ai loro bisogni reali.

Angel Iglesias Molero

Aree di attività

  • Intelligenza artificiale
  • Contratti
  • Diritto societario
  • Investimenti
  • Start-up

Scrivi a Angel





    Leggi la privacy policy di Legalmondo.
    Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla privacy e i Termini di servizio di Google.